Cornacchia grigia e nera: Descrizione, informazioni e foto.

cornacchia grigia
esemplare di cornacchia grigia

La cornacchia grigia in particolare e quella nera sono tra i passeriformi più comuni nelle nostre campagne e nelle nostre montagne.

Corvus corone L

Chi è

Lunghezza tot. mm 430-470 cm
Ala 303-349 cm
Apertura alare 910-1000 cm
Coda 175-200 cm
Becco 48-52 cm
Peso 400-580 g.

Cornacchia grigia o cornacchia nera

Questa specie ha due forme distinte che nell’Italia settentrionale coesistono occupando però habitat alquanto diversi. Infatti la Cornacchia nera (Corvus corone corone), uniformemente nera, vive prevalentemente in ambiente montano, mentre la Cornacchia grigia (Corvus corone comix), che si distingue dalla precedente per dorso e ventre grigi, è tipica della pianura Padana. Cornacchia nera e Cornacchia grigia possono incrociarsi producendo ibridi fertili.

Il problema relativo allo status sistematico di queste due forme, classificate attualmente come sottospecie, non è ancora stato soddisfacentemente risolto.

cornacchia
una cornacchia nera sull’arenile

Distribuzione

La Cornacchia è specie paleartica distribuita uniformemente dalla Spagna all’Asia orientale. Le due sottospecie hanno areali distinti. Si ritiene infatti che si siano differenziate durante le glaciazioni quaternarie che avrebbero smembrato l’areale distributivo originario.

Con il ritiro dei ghiacci le varie popolazioni vennero, nuovamente ad incontrarsi, dando origine, nelle aree di contatto, alle attuali fasce di ibridazione. La Cornacchia grigia presenta una distribuzione che interessa tutta l’Europa centro orientale e la Scozia, mentre la Cornacchia nera presenta due areali disgiunti, uno ad Ovest (Spagna, Francia, Germania e parte della Gran Bretagna) ed uno ad Est dell’areale occupato dal fenotipo grigio.

cornacchia nera su ramo
cornacchia nera su ramo

In Italia la Cornacchia nera è diffusa solo sull’arco alpino, mentre la Cornacchia grigia è presente nel resto del paese. Tutta la fascia prealpina o comunque l’area dei fondovalle alpini è zona di ibridazione. La Cornacchia nera si riproduce occasionalmente in pianura, mentre quella grigia nidifica a volte in montagna. Conseguentemente, se prendiamo in considerazione questi casi, l’area di ibridazione risulta, nel suo complesso, piuttosto ampia.

Ricordiamo qui per inciso che la Cornacchia grigia di Sardegna viene tuttora considerata da alcuni autori come forma distinta.

Piccole migrazioni

La specie è prevalentemente sedentaria, ma movimenti di un certo rilievo sono noti per la Cornacchia nera e, ancor più, per la Cornacchia grigia che risulta migratrice nel Nord Europa (in inverno gli individui manifestano movimenti regolari dalla Scandinavia al Belgio, Olanda, Inghilterra orientale).

Movimenti occasionali sono noti anche in Italia. La Cornacchia nera sarebbe stata ad esempio recentemente osservata nel Lazio.

La colonizzazione della piccola isola di Ustica (circa 80 km a Nord della Sicilia) da parte della Cornacchia grigia è forse spiegabile sulla base di questa accentuata capacità di spostamento.

L’habitat

La specie, nel suo complesso, appare adattata ad un gran numero di ambienti. In Italia, come accennato in precedenza, la Cornacchia nera è tipica delle zone montane. Sulle Alpi frequenta comunque ogni genere di ambiente, dal fondovalle ai 1500-2300 metri, nidificando in pioppeti, castagneti e boschi vari di conifere, evitando comunque sempre formazioni boschive troppo chiuse.

cornacchia grigia sulla neve
cornacchia grigia sulla neve

La Cornacchia grigia nell’Italia settentrionale è invece uccello tipico della pianura, di cui frequenta quasi tutti gli ambienti, da quelli aperti, ai pioppeti, alle zone debolmente boscate (le aree collinari non vengono comunque disdegnate).

Le esigenze di habitat, da quanto ora esposto,. sembrerebbero chiaramente distinte nelle due sottospecie. In realtà è sufficiente considerare le aree in cui è presente una sola delle due sottospecie per scoprire che le esigenze ambientali non sono poi così nettamente diversificate.

Nell’Italia peninsulare, ad esempio, la Cornacchia grigia è distribuita anche in montagna e sull’Etna è stata osservata in nidificazione fino ai 1800 m di quota anche in boschi di conifere.

In Gran Bretagna la Cornacchia grigia si riproduce nelle “highlands” scozzesi e la nera è invece tipica delle “lowlands” inglesi.

Alimentazione

La Cornacchia è specie tipicamente onnivora.

In primavera la frequenza di utilizzo degli alimenti di origine animale è tre volte maggiore di quella delle sostanze di origine vegetale e l’alimentazione dei nidiacei, in particolare, comprende una porzione di alimenti animali significativamente maggiore di quella degli adulti. La dieta entomofaga è sostanzialmente basata sui Coleotteri, in particolare Carabidi e Curculionidi.

testa della varietà nera
testa della varietà nera

Si deve aggiungere inoltre che la Cornacchia ha abitudini predatorie necrofaghe, ed è diventata ultimamente, come molti altri Corvidi, un assiduo frequentatore delle discariche. Questa specie è in grado, come altri Corvidi, di nascondere l’alimento.

Test sperimentali realizzati offrendo uova ad individui in nidificazione hanno dimostrato che gli animali operavano delle scelte precise quanto a siti ove nascondere o aprire le uova offerte in altri termini sembravano valutare costi e benefici di tali scelte, in accordo con i dettami dell’ecologia comportamentale.

Il sito per il consumo delle uova, ad esempio, era unico, ed era localizzato ad una distanza dal nido tale da non attirare predatori (che sono di frequente interessali ai gusci rotti) e da permettere, nel contempo, un costante controllo visivo del nido stesso (che poteva quindi essere difeso in caso di minaccia).

Nidificazione e riproduzione

Come conseguenza della grande plasticità nella scelta dell’habitat, la Cornacchia costruisce il nido su un gran numero di substrati, in relazione alle diverse disponibilità ambientali. In Lombardia e Piemonte la Cornacchia grigia sfrutta la pioppicoltura e mostra un’evidente predilezione, appunto, per il pioppo. In Sicilia occupa preferenzialmente formazioni miste di macchia mediterranea bassa, mentre sull’Etna si rinviene perlopiù in formazioni di pini, eventualmente associati a caducifoglie.

Anche la Cornacchia nera mostra un’analoga flessibilità di scelta arborea.

Nelle vallate alpine del Piemonte e della Valle d’Aosta utilizza ancora i pioppi del fondovalle per passare poi, in quota, agli abeti rossi ed ai larici.

Sugli alberi il nido viene costruito di norma dove il ramo è più robusto, spesso incastrato tra tronco e biforcazione del ramo prescelto. Per entrambe le sottospecie poi, non sono rari i casi di nidi costruiti su substrati particolari, ad esempio su tralicci della corrente.

La costruzione del nido inizia in marzo-aprile. I due sessi collaborano portando rametti al sito prescelto, ove è la femmina che si incarica di collocarli ad arte.

Spesso è possibile osservare i due adulti vicini, con la femmina all’interno del nido in costruzione ed il maschio all’esterno che passa alla compagna il rametto appena portato.

Nel nido possono essere riconosciuti quattro strati diversi.

Dall’esterno troviamo rami grossolani a costituire lo scheletro di supporto, rami ed erbe di diametro minore a formare la parete esterna, fango e terra a rinforzare il fondo e, per finire, lana, piume e materiale fine a ricoprire uniformemente l’interno.

La Cornacchia depone 3-6 uova (verdi-bluastre con macchie brune e grigie) da aprile a maggio con un ritmo di deposizione che normalmente è di un uovo al giorno.

Le coppie che nidificano a stretto contatto tendono a sincronizzare i tempi di deposizione delle uova.

Questo permetterebbe di ridurre al minimo i pericoli derivanti dal cannibalismo ed assicurerebbe nel contempo meno interferenze nella costruzione del nidi e nella copulazione, visto che tutte le coppie sarebbero occupate nelle stesse incombenze.

Il periodo di incubazione (a totale carico della femmina) varia dai 17 ai 22 giorni.

Nascita dei pullii

I pulii rimangono nel nido per 30-34 giorni e quindi seguono gli adulti nei campi per alcune settimane, durante le quali continueranno ad essere nutriti dai genitori.

Nelle Cornacchie gli individui che si riproducono (le femmine, in particolare) sono in genere più grandi di quelli che non si riproducono. Tale differenza dimensionale è risultata evidente considerando contemporaneamente vari parametri osteologia e del piumaggio.

esemplare su nido
Esemplare su nido

Il successo riproduttivo dipende naturalmente dalle diverse condizioni ambientali e spesso non supera i tre giovani per nido. Tra i vari fattori che concorrono ad abbassare il successo riproduttivo, la predazione da parte di altri Corvidi.

La disponibilità alimentare gioca un ruolo importante nell’assicurare un elevato successo riproduttivo alla coppia.

Fornendo sperimentalmente del cibo extra ad un certo numero di coppie, gli animali che beneficiavano di questo trattamento, rispetto ai controlli, perdevano proporzionalmente meno uova, presentando nel contempo tassi di schiusa delle uova e di sopravvivenza dei giovani più elevati.

Ciò dipende, oltre che dalla facilità di reperimento del cibo, anche dal minor tempo trascorso lontano dal nido.

Una volta raggiunta l’indipendenza, le giovani Cornacchie possono presentare movimenti erratici, facilitati anche dalla territorialità delle coppie riproduttrici che difendono il proprio territorio per tutto l’anno.

In ogni caso questi giovani non potranno ritagliarsi un proprio “spazio riproduttivo” prima dei 15-17 mesi, quando raggiungeranno la maturità sessuale.

Il gregarismo, lo stormo.

Il gregarismo della Cornacchia si evidenzia principalmente durante il periodo invernale, quando non è raro osservare gruppi numerosi (anche etero specifici) che si dedicano all’attività alimentare tali assembramenti si concentrano ulteriormente verso sera, quando si muovono per raggiungere i dormitori comuni dove trascorreranno la notte.

Gli individui territoriali si uniscono ai gruppi nei dormitori solo se non sono impegnati nella deposizione delle uova o nella cura della prole.

Il territorio e la sua difesa

La territorialità è molto accentuata nella Cornacchia. Il territorio è un’area difesa, all’interno della quale la coppia si riproduce e si alimenta. La società delle Cornacchie è organizzata in coppie territoriali e gruppi di individui che non si riproducono (perlopiù immaturi, ma non mancano anche gli adulti non appaiati).

In teoria una Cornacchia può essere fisiologicamente matura ma, se non riesce a dispone di un territorio, non potrà riprodursi.

Normalmente sono i maschi a difendere il territorio e, nella fattispecie, sono anche gli individui dominanti. Alcuni dati relativi alla Scozia indicano che l’estensione dei territori varia dai 10 ai 50 ettari. La tendenza degli adulti territoriali a trascorrere la notte in gruppo impone loro interessanti soluzioni comportamentali. Infatti, dovendo difendere il proprio territorio, questi individui sono gli ultimi a raggiungere i dormitori alla sera ed i primi a lasciarli al mattino.

La dimensione corporea è un fattore importante nel determinare la posizione dell’individuo nella scala gerarchica. In genere gli individui dominanti sono maschi perché sono di norma più grossi delle femmine e con becco più lungo.

Queste differenze, oltre che nella gerarchia, hanno interessanti implicazioni nel differenziamento della nicchia trofica.

Il maschio cattura in genere prede più grosse della femmina e si alimenta sondando il terreno in superficie o ad una certa profondità più frequentemente di quanto non faccia la femmina.

E stato anche ipotizzato che la prevalenza numerica dei maschi nei gruppi di Cornacchie sia imputabile, almeno in alcuni casi, alla competizione intersessuale che avvantaggerebbe il sesso dominante.

La complessa organizzazione sociale delle Cornacchie offre ancor oggi degli interessantissimi campi di ricerca.

E stato ad esempio constatato che il comportamento alimentare di un individuo in un gruppo in alimentazione è regolato sia da fattori sociali (relazioni di dominanza, dimensione dello stormo) che da fattori “estrinseci” (qualità e dispersione del cibo, posizione dei siti di ricovero).

Ogni individuo tende ad orientarsi rispetto agli individui circostanti in modo da evitare interazioni aggressive e, in caso di arrivo di un predatore, si rivolge verso la possibile minaccia, in modo da fronteggiarla al meglio.

Il problema delle sottospecie

Le due sottospecie di Cornacchia sembrano presentare differenziazioni a livello morfologico, etologico ed ecologico.

il becco della Cornacchia nera è più grande di quello della Cornacchia grigia.

Delle due sottospecie la nera sembra essere dominante sulla grigia e tale dominanza potrebbe essere facilitata proprio dai diversi rapporti dimensionali.

La Cornacchia nera predilige le formazioni prative mentre la Cornacchia grigia le stoppie di mais, gli ibridi sono meno selettivi frequentando sia prati che stoppie di mais.

Le due forme avrebbero cioè mantenuto la preferenza per l’habitat tipico delle zone di allopatia (prati montani per la Cornacchia nera, mais in pianura per la Cornacchia grigia).

Cornacchia nera e Cornacchia grigia, come detto in precedenza, possono accoppiarsi producendo ibridi fecondi.

Ciononostante le due forme, nella fascia di ibridazione alpina, sembrerebbero presentare un certo grado di isolamento riproduttivo. E stato dimostrato, ad esempio, che le femmine ibride riescono ad allevare un minor numero di piccoli rispetto a quelle pure (grigie o nere) indipendentemente dal fenotipo del maschio.

Un modo diverso per studiare il fenomeno dell’ibridazione tra le due sottospecie è quello di verificare se l’accoppiamento tra fenotipi diversi sia casuale o se invece sussista qualche forma di scelta.

Se tra le due forme non esiste discriminazione, il numero di coppie ibride che si formano nelle aree di sintopìa sarà proporzionale al rapporto quantitativo esistente tra i due fenotipi. Tanto più le due sottospecie si troveranno estranee l’una all’altra e tanto meno tenderanno a formarsi coppie ibride.

In effetti il numero di coppie grigie osservate non è dissimile da quello atteso nell’ipotesi di un accoppiamento casuale mentre il numero di coppie nere è risultato più alto dell’atteso, e quello delle coppie ibride più basso. Ciò potrebbe suggerire che sia la sola Cornacchia nera ad evitare il fenotipo opposto mentre la Cornacchia grigia si accoppierebbe indifferentemente con qualsiasi fenotipo.

Da cosa deriva questa tendenza all’accoppiamento tra fenotipi simili? Le cause possono essere numerose, di carattere ecologico e/o etologico.

La segregazione alimentare evidenziata in alcune aree potrebbe rendere difficile la formazione di coppie miste perché, in conseguenza delle scelte di habitat, Cornacchia grigia e Cornacchia nera tenderebbero a formare gruppi separati.

La mancanza di accoppiamento casuale potrebbe dipendere, appunto, da differenze etologiche più o meno profonde tra le forme, che stenterebbero pertanto a riconoscersi come veramente conspecifiche.

Nella zona di ibridazione alpina sembrano quindi esserci due diversi meccanismi di isolamento riproduttivo.

Uno che interviene prima dell’accoppiamento (accoppiamento assortativo, meccanismo prezigotico) e l’altro che interviene dopo l’accoppiamento (ridotto successo nell’allevamento dei piccoli da parte degli ibridi, meccanismo postzigotico). Entrambi i meccanismi sarebbero comunque parziali e ciò spiega perché le due forme continuino tuttora ad ibridarsi.

In ornitologia la categoria sistematica “sottospecie” è stata prevalentemente impiegata per distinguere popolazioni con caratteristiche morfologiche (solitamente di piumaggio) leggermente diverse. Tale approccio ha portato, in realtà, ad un abnorme ed ingiustificata proliferazione di sottospecie.

Come abbiamo visto, Cornacchia grigia e Cornacchia nera, non solo presentano differenze morfologiche, ecologiche ed etologiche, ma mostrano anche, almeno nella zona di ibridazione alpina, un certo grado di isolamento riproduttivo. Le due forme risulterebbero quindi essere chiaramente distinte e la differenziazione a livello sotto specifico (se alla categoria si attribuisce il significato succitato) non sembrerebbe essere del tutto adeguata.

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